Dimora San Giuseppe nasce all’interno di Palazzo Libertini una Palazzo del XIX sec. costruito sulle rovine del più antico Anfiteatro Romano ancora oggi visibile ed importante attrattiva storico culturale della Città di Lecce. Il Palazzo deve il suo nome e le ricchezze in esso contenute, come decori e bassorilievi di fine ottocento che ornano le camere, al Patriota Giuseppe Libertini. All’interno delle ampie sale di Palazzo Libertini, oggi abitazioni, si svolgevano importanti e segrete riunioni fra coloro che diverranno i maggiori protagonisti degli eventi del 1848.
Il Libertini, inviato dalla famiglia a Napoli nel 1844, per gli studi, strinse amicizia con F. De Sanctis, S. Spaventa e M. d'Ayala, ed ai primi segnali di reazione, il Libertini si recò nella capitale e, nella drammatica giornata del 15 maggio 1848, combatté sulle barricate insieme con altri giovani concittadini.
A Napoli visse in clandestinità finché il 16 nov. 1849 fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Potenza con l'accusa di "cospirazione per distruggere o cambiare il Governo e di eccitare i sudditi e gli altri abitanti del Regno ad armarsi contro l'Autorità Reale, in maggio, giugno e luglio 1848" (Bernardini, 1913, p. 466). Nonostante la successiva assoluzione, il fortuito rinvenimento di documenti compromettenti portò tuttavia a un nuovo processo per cospirazione (febbraio - marzo 1854), conclusosi stavolta con la condanna del Libertini a sei anni di reclusione presto commutati nella pena del confino.
Nel marzo 1858, il Libertini si trasferì a Malta, e qui N. Fabrizi, dopo averlo spronato a scrivere sulla situazione politica nel Sud d'Italia, gli raccomandò caldamente di recarsi a Londra. Nel luglio 1858 il Libertini giunse così in Inghilterra, dove si mantenne facendo lezioni d'italiano.
Nell'agosto 1859, il Libertini fece ritorno in Italia, con l'obiettivo di suscitare un moto insurrezionale che dall'Italia centrale si propagasse al Mezzogiorno. L'azione, concepita da Mazzini come risposta allo stallo seguito all'armistizio di Villafranca, non riuscì a concretizzarsi e si concluse con una serie di arresti: dopo un mese di detenzione a Livorno e Firenze, rientrò a Londra per restarvi molto poco: in seguito al travolgente successo della spedizione di G. Garibaldi in Sicilia, Mazzini vide proprio nel Libertini l'uomo giusto per preparare al meglio il passaggio dei Mille sul continente. Nell'agosto 1860 giunse a Napoli, e poté farlo da uomo libero, poiché da oltre un anno l'amnistia concessa dal re Francesco II di Borbone aveva cancellato la condanna all'ergastolo inflittagli dalla Corte speciale di Salerno per i fatti di Sapri.
Agendo di concerto con Garibaldi, il Libertini riuscì a coordinare i molti focolai insurrezionali sviluppatisi nel frattempo in varie zone della Puglia, della Lucania e della Calabria e, dopo la partenza di Francesco II per Gaeta, costituì, insieme con i moderati filopiemontesi guidati da G. Pisanelli, il Comitato unitario nazionale, che resse la città di Napoli fino all'arrivo di Garibaldi (7 sett. 1860), il quale, pochi giorni dopo, gli offrì la direzione del Banco di Napoli; il Libertini rifiutò dicendo di essere mosso solo dall'amor patrio e di esser certo di poter "meglio propugnare la causa dell'unità nazionale rimanendo semplice privato anziché uomo insediato in lucrativo impiego".
Il 27 genn. 1861 il Libertini fu eletto deputato al Parlamento nazionale e nei primi anni Sessanta il Libertini riservò dunque le sue migliori energie all'azione extraparlamentare: in prima fila nella preparazione dell'impresa garibaldina culminata nella giornata di Aspromonte (agosto 1862), giocò un importante ruolo da intermediario nei rapporti segreti intercorsi nel 1863-64 fra Mazzini e Vittorio Emanuele II, in vista di una possibile azione per la liberazione del Veneto.
Tra il 1864 e il 1866 fondò in varie città del Salento molte logge massoniche all'obbedienza del moderato Grande Oriente d'Italia: della più importante, la Mario Pagano di Lecce, tenne la presidenza fino alla morte. Durante la guerra del 1866 il Libertini assunse la presidenza di un comitato (composto da esponenti di tutte le parti politiche) che organizzò un gruppo di volontari, inviati a combattere in Veneto. Negli anni seguenti, malgrado fosse più volte sollecitato da Mazzini all'azione, non partecipò ad alcuna iniziativa di lotta né accolse la proposta di collaborare al periodico La Roma del popolo che Mazzini gli fece pervenire sul finire del 1870.
Il Libertini morì a Lecce il 28 Agosto 1874Copyright 2013 Dimora San Giuseppe Sas di Lorusso Marco & C. | Via Ludovico Maremonti, 10 | 73100 Lecce | P.IVA: 04612100752 | Powered by M-ICT
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